Quando cucino le acciughe mi tornano in mente i giorni dell’infanzia…
Un po’ perché ero secca come un’acciughina e poi per tutte le preparazioni che ne faceva la mia nonna.
Abitavamo al 9° piano di un grattacielo, l’affaccio di quell’appartamento era bellissimo, davanti ad una verde collina con tanti alberi di ciliegio ed una casetta rosa. Io disegnavo sempre quella collina e quella casetta.
Beh, la mia nonna di origini laziali ma vissuta in Campania in quel di Napoli aveva per tradizione tutte le cose più strane che qui al nord potremmo definire delle “terronaggini”.
A me facevano sorridere quelle terronaggini!
A giugno, periodo di acciughe, mia nonna ordinava al pescivendolo Gino una bella cassettina di questo splendido pesce azzurro.
Gino vendeva il pesce direttamente presso i condomini del quartiere, non si fermava ad un angolo di strada, ti portava il pesce fresco direttamente sotto casa.
Gino, arrivava con la sua motoretta ape, di quelle con il cassone, nel cortile del palazzo e incominciava ad urlare “anciueee”
Mia nonna si affacciava dal 9° piano e in risposta urlava: “Giiiinooo”.
Lei metteva ciò che doveva, allora c’era ancora la Lira, per la cassetta di acciughe chiuso da una molletta per i panni, ed io ammirata guardavo la scena dalla ringhiera del poggiolo, vedevo la molletta con le banconote roteare nel vuoto fino a terra!
Gino, il pescivendolo, ormai sapeva che una volta presa la molletta doveva posizionare la cassetta con le acciughe sull’ascensore, schiacciare il tasto 9 ed era fatta!
Alle volte però con mia nonna, appena arrivava Gino con la sua motoretta, andavamo giù a vedere ciò che offriva di fresco per quella giornata. Mi piaceva un sacco vedere la contrattazione…e soprattutto, mi piaceva un sacco la sua bilancia, la Stadera.
Ero innamorata di quella bilancia! Tant’è che me ne sono comprata una, l’ho trovata in un mercatino del’usato!
Tornando alle acciughe…la cassetta acquistata dalla nonna fece questa fine.
Dopo averle accuratamente pulite, le mise a strati intervallati dal sale, ah l’addetto al sale era mio nonno, aveva il compito di comprarne parecchio…non so quanto di preciso, so che era tantissimo. Si mettevano quindi a strati nelle “arbanelle” di vetro con un peso sopra; i pesi non erano altro che grosse pietre di forma cilindrica di colore bianco portate direttamente da Gaeta (forse noi qui in Liguria non avevamo pietre di quella forma?) e che stavano perfettamente all’interno del diametro dell’arbanella.
Questi contenitori venivano poi messi nella vasca da bagno, era l’unico posto disponibile in cui sistemarle, e lì’ ci rimanevano per 40giorni circa.
Ogni volta che dovevamo farci il bagno eravamo costretti ad aspettare mio nonno che tornasse dal lavoro per spostare tutte le arbanelle!!
Sono solo ricordi…
Una sfiziosa ricetta che invito a provare è questa:
Acciughe fresche
Pane grattugiato
Parmigiano grattugiato
Scorza d’arancia
mozzarella di bufala
olive taggiasche denocciolate sott'olio.
Uovo
olio
Pulire ed aprire le acciughe, passarle nel parmigiano, poi passarle nell’uovo e poi nel pan grattato aromatizzato con la scorza d’arancia.
Far scaldare bene l’olio e poi friggere le acciughe.
Una volta fritte, prendere due acciughe, che verranno chiuse a libro, in mezzo mettere un pezzetto di mozzarella di bufala e qualche oliva taggiasca. Fare scaldare 2 minuti nel forno.
Sono buonissime fatte così!
Potrete decorare e profumare il piatto con della menta.
1 commento:
molto bene Debbie, mi è piaciuto il racconto,e per la ricetta... ti dirò. spero che vi siate divertiti ieri sera.mannaggia, mi fate sempre fare il pagliaccio...magari settimana prossima andiamo a vedere johnnie groove.un bacio a Mattia.ciaooo.Luca
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